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Fufanu – The Dialogue Series: Recensione

Credo che l’Islanda sia entrata per la prima volta nella mia vita attraverso una musicassetta dei Sugarcubes, cui seguì la carriera solista di Bjork per esplodere con la scoperta dei Sigur Ròs. Fu attraverso il film “Heima” che la voglia di visitare quel lontano paese del Nord iniziò a diventare un desiderio ossessivo, che si è trasformato da poco in un progetto per il prossimo anno.

Se vogliamo aggiungere delle coincidenze, diciamo che senza nulla sapere della mia idea, un amico è appena tornato dall’Islanda ed ha pubblicato delle foto bellissime, mentre un altro mi ha mandato un disco da recensire di un gruppo di quel paese. A questo punto credo in un destino geografico.

“The Dialogue Series” è il titolo del disco (anticipato da tre Ep) dei Fufanu, tre ragazzi al loro terzo lavoro. Questa è una band che ti attrae al primo ascolto e siccome anche una passeggiata può chiamarsi viaggio se ha un obiettivo e una forte dose di entusiasmo, zaino in spalla e cuffie, esco a perdermi nei solchi e voi con me, se vorrete.

1- Labels: andiamo, entriamo nel verde seguendo gli insetti, i loro scatti nervosi e gli svolazzi ritmici. Voci e battiti… Richiami.

2- Listen to Me: il bosco mi sta chiamando e io non voglio resistergli, ma cantare con lui. Improvviso scale di suoni appese ai rami, che fuggono da tunnel verdi per inseguire sprazzi di luce. Sottofondo di cicale elettroniche e uccelli meccanici. Profumi mi sfiorano, mentre pare fuggano da spazi che non gli rendono valore. È un quadro in movimento, proiezioni mutevoli e un umido abbraccio.

3- Hourglass: arrivo a una radura e mi sdraio sull’erba a contemplare il cielo riapparso. Questo spazio è uno schermo in cui ballano le nuvole e a volte sputano gocce che danzano. Intravedo figure che ipotizzo con la fantasia condita di meraviglia. Cerco echi in grotte di muschio.

4- Chop Chop: cicale monotòne ed il sole che trafigge come pioggia battente: non c’è riparo tra i rami.

5- Pick it Up: mi siedo, una mosca sfreccia impazzita. Arriva musica elettronica. Un’insegna lampeggia. Strane figure invitano a entrare, ma è la fata Morgana delle foreste, l’allucinazione del sentirsi liberi e soli.

6- Typical critical: si spengono le luci e termina lo show: ora è onirica sensazione. Gli alberi mi avvolgono e cantano la loro ninnananna… Chiudo gli occhi e ascolto questo nulla così intenso.

7- One Too Many: di nuovo in marcia. Bruchi pelosi inarcando la schiena, avanzano veloci e battono zampe invisibili che fanno vibrare il sentiero.

8- Crystal & Gold: altri animali si aggiungono e mi fiancheggiano, scortandomi. Cammino con loro e roteo su me stesso nella marcia. Il mio stupore alimenta il coro delle sentinelle.

9- Nine Twelve: è ora di tornare. Le gambe saltellano e i nervi vibrano, mentre con la bocca mimo filastrocche con suoni al posto delle parole e ricordi che sono talmente lontani che non li riconosco più.

10- My New Trigger: accordo i battiti del mio cuore e i passi sono pesanti. Accelero il ritmo mentre immagini recenti affiorano insieme a dolori passati che devo allontanare. Mi lavo con le zampe come un gatto e mi scrollo l’acqua come un cane. Guardo avanti, ritorno a casa.

A presto, Islanda.

Massi Marcheselli