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Intervista ai Black Beat Movement

Black Beat Movement è un collettivo alternative-soul fondato a Milano e attivo dal 2012. La band costruisce il suo sound mescolando sonorità soul e hip hop con un approccio e un songwriting sperimentale: riescono con successo a miscelare reggae con funk e soul, aggiungendo un pizzico di jazz, il tutto condito con un po’ di hip hop e drum’n’bass.

La formazione, composta da Naima Faraò, Jacopo Boschi, Luca J. Bologna, Nico Roccamo, Luca Specchio, Dj Agly, Veez0, Nico Roccamo, ha realizzato circa quattrocento concerti in quattro anni, in tutta Italia e non solo. Nel gennaio del 2016 il gruppo pubblica “Love Manifesto”. A marzo 2018 arriva il nuovo album, “Radio Mantra”. Quest’anno si esibiranno live sul palco del Mi Ami a Milano il 26 maggio. Per raccontare quest’onda di successo e conoscere la storia del collettivo milanese , abbiamo chiacchierato con Luca Bologna.

A cura di Alessandro Benedetti

 

Quest’anno, dopo quasi due anni dall’ultimo successo, è uscito “Radio Mantra”, un disco ricco di contenuti, featuring e idee pronte a lasciare un’impronta nella musica italiana, e non solo. Come nasce, e cosa attraversa, l’album?

Esatto, sono passati due anni dall’uscita di “Love Manifesto”, che aveva già avuto un bel riscontro, il pubblico lo aveva apprezzato molto. Tommaso Piotta, che è il nostro produttore della Grande Onda, aveva creduto fortemente in questo progetto, e ha avuto ottimi risultati, con un buon tour. Nel frattempo, in questi anni, è successo che prima di tutto abbiamo incontrato e coinvolto un nuovo membro, ora all’interno della band, che è Veez0 dei Loop Therapy. Inizialmente ho collaborato assieme a lui per altri lavori, principalmente basi hip hop e beatmaking in generale. Da subito c’è stato feeling, mi sono trovato molto bene e ho deciso di coinvolgerlo nel progetto, proponendolo agli altri membri. L’affiatamento è nato immediatamente e ci troviamo molto bene. Questa è la prima grande novità, l’arrivo di un tastierista e campionatore, abile con il synth, che ha dato una nuova impronta al nostro suono e, di conseguenza, al nostro modo di scrivere. Siamo in sette, per cui, come puoi immaginare, i fatti successi sono tanti, ma l’esigenza era quella di realizzare un nuovo lavoro. Da tutto questo è nato “Radio Mantra”. E poi ovviamente, oltre alla musica, si cresce personalmente; due anni sono trascorsi in fretta ma il cambiamento è stato importante, e questo si vive anche in “Radio Mantra”, che ha innovato e cambiato la nostra musica.

A proposito di scrittura: Ghemon ha scritto una parte del testo di Edera, il vostro primo pezzo in italiano. Cosa rappresenta? Un esperimento ben riuscito o un punto di svolta?

Per quanto riguarda questo discorso, ci sentiamo molto liberi. Siamo nati, e continueremo sicuramente, a proporre musica in lingua inglese: l’RnB si sposa al meglio con la musicalità di questa lingua. Questo, ovviamente, nel massimo rispetto dell’Italia e della lingua italiana, ma è inevitabile dire che il nostro personale progetto musicale si orienta in questa scelta linguistica. Emergere in Italia proponendo suoni e culture come l’RnB e la black music in lingua inglese è un’impresa straordinaria, e di questo ne siamo orgogliosi. L’inglese è una lingua ritmica e ormai universale: il nostro obiettivo è quello di trasmettere attraverso la musica una cultura estranea a quella a cui apparteniamo. Il rapporto con Gianluca (Ghemon, ndr.) è nato dalla voglia di realizzare qualcosa insieme già dai tempi di “Love Manifesto”: l’amicizia e la stima reciproca ci ha condotto a questo esperimento artistico. Siamo come linee parallele: probabilmente non ci incontreremo mai, perché siamo diversi, ma la direzione del nostro agire è la stessa.

Sono passati anni, avete pubblicato cinque album, suonato in tutta Italia, aperto concerti di band incredibili. È tempo di bilanci: ci sono momenti che, tornando indietro, vivreste diversamente? Passi non fatti e traguardi di cui siete particolarmente orgogliosi?

Il nostro traguardo più importante è la musica, perché aver prodotto con costanza e continuità significa aver creato un progetto solido e concreto. Senza poi immaginare particolari trofei, la soddisfazione più grande, personalmente, è constatare giorno dopo giorno un miglioramento nel nostro cammino, vivere e vedere un cambiamento costante, sempre teso ad un miglioramento sia come collettivo, che come artisti indipendenti. Un passo falso, paradossalmente, può esser stato quello di non scrivere in italiano: questo ci ha precluso tante possibilità, ma siamo coerenti con il nostro cammino.

Oggi tutto è possibile: c’è un artista, o un gruppo, con cui vi piacerebbe collaborare sia in studio che sul palco?

La storia della musica è vasta, ne avrei di artisti da scegliere… (ride). Sicuramente, ora come ora, mi piacerebbe collaborare con un artista estraneo al mio mondo musicale e al mio genere, dando vita a un intreccio interessante: ammiro Daniele Silvestri, che porta avanti un messaggio importante con un’impronta artistica decisa, così penso ai Subsonica, che negli ultimi anni hanno alzato il proprio livello qualitativo. Se poi possiamo esagerare, lavorerei volentieri con Dr. Dre, ma è bello sognare! (ride).

Qualche nome di musicisti e artisti da non lasciarci sfuggire per i prossimi mesi?

Da sempre sponsorizzo i Technoir, un duo di origini nigeriane, greche e italiane, formato da Alexandros e Jennifer. Il loro sound può essere definito “soul futuristico sperimentale”. Come loro ci sono tanti altri artisti che meritano maggiore attenzione, come il collettivo Body Heat di Milano.

Il 26 maggio sarete live al Mi Ami Festival di Milano, cosa vi aspettate e quanto è importante questo palco?

Da milanesi, e parlo a nome del gruppo, siamo doppiamente contenti di partecipare all’evento, era un desiderio che avevamo da tempo e inoltre Rock.it era già stato positivo nel recensirci. Siamo felici della chiamata e ci aspettiamo di stringere nuove connessioni in questo ambiente molto ibrido, dove saremo accompagnati dal mondo indie, antitesi del nostro mondo. Siamo onorati di far parte di questo palco e orgogliosi di rappresentare la nostra scena. Ci vediamo al Mi Ami!