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Lissie – My Wild West: recensione

Schermata 2016-03-07 alle 23.49.17Sono 6 anni che questa brava ragazza scrive della musica davvero interessante. Alcuni hanno ascoltato la sua voce spendendo tempo davanti agli schermi delle loro tv inseguendo le puntate perse di decine di serie tv dal sapore adolescenziale, altri hanno potuto sentirla dietro a produzioni più corpose di una manciata di artisti più famosi che vanno dai concerti di Lenny Kravitz agli ultimi singoli sottotono di Robbie Williams e Snow Patrol.
La realtà è che Lissie ce l’ha messa tutta per crearsi una carriera autonoma e decisamente originale, almeno per la sua nicchia di ascolto. Ok, siamo sinceri, ascoltando My Wild West troviamo tantissime influenze, disseminate, disparate, a tratti esasperate, ma siamo anche sicuri che siano state debitamente ricercate con dovizia di particolari e con un certo gusto tipicamente folk femminile che alla fine riesce a renderle edulcorate e a dir poco adorabili.

Questo è il disco della crescita di un’artista poco più che trentenne che ha deciso di non mollare nonostante il suo esordio non sia stato esplosivo. La sua voce è forte e decisa, si fa più intensa in ballate come Together or Apart, Sun Keeps Rising e Ojai diventando più dinamica in brani squisitamente pop come Don’t You Give Up on Me e Daughters.
Ci piacerebbe dire che Lissie abbia finalmente trovato il modo di emergere del tutto dal sottobosco di cantautrici americane del vorrei ma non posso e invece possiamo solo ammettere che in My Wild West si sente davvero una voglia incondizionata di mostrare al mondo la propria autenticità e la propria vena artistica, che non è poco ci mancherebbe. In questo disco però manca quel guizzo in più per farlo diventare quello della maturità. Sun Keeps Rising, che è forse la traccia più significativa dell’album, mostra al meglio le doti vocali di Lissie, la sua voce si perde in un crescendo emotivo e melodico costruito ad hoc sugli accordi di una chitarra onnipresente che si confonde con un pianoforte delicato ed un’atmosfera elettrica dalle tinte rosee ed evanescenti.

La tenacia della cantante americana la ritroviamo in ogni traccia. Questo d’altronde è il primo disco prodotto con la sua stessa etichetta e gli intenti di dare il buon esempio per tutte le future collaborazioni con artisti della scena pop statunitense ci sono tutti. C’è un particolare passione per gli episodi acustici, c’è una voce genuina e a tratti persino ruvida, ma soprattutto c’è una buona intenzione di crescere senza adagiarsi sulla scrittura semplicistica e disordinata di semplici ritornelli pop. Il lavoro in studio è eccellente – ascoltate la title track e ve ne accorgerete -, ma vorremmo sentire di più piccoli gioielli folk come Stay e meno tributi più o meno inconsapevoli ad altri artisti disseminati qua e là in dodici tracce che in definitiva sono ascoltabilissime pur qualità e struttura.

In definitiva, se volete ascoltare un disco fatto come si deve, prodotto decentemente e cantato da una brava “professionista”, allora prendetevi un’oretta libera, inserite My Wild West nel vostro lettore cd o nel vostro player e assaporatevi dodici canzoni che terminano con una Ojai che vi farà piangere il cuore. Lissie non è soltanto quella americana carina dai capelli biondi che nei suoi vent’anni è venuta in vacanza in Italia, adesso è cresciuta, ha registrato un buon album nel suo midwest ed è pronta per crescere ancora. Questo disco, per il viaggio di Lissie, è soltanto un piccolo porticciolo e non un approdo definitivo in un fiume lungo e placido come quelli che scorrono nel grembo selvaggio dell’America.

Diego Remaggi